Ciao Davide, non voglio girarci intorno ma è vero che lasci il calcio a 5?
Stavo già maturando questa scelta da un pò di tempo. I motivi sono molteplici e te ne posso elencare qualcuno ma prima
voglio farti una premessa: la situazione in cui mi sono trovato in questi due anni è stata unica, la gente avrebbe pagato per stare al mio posto. Avrei potuto guadagnare ancora con lo sport che amo e che mi ha dato tanto. Mi allenavo sopra casa, con un gruppo meraviglioso e una società speciale che mi ha accolto da re, dandomi libera azione e sostenendomi sempre. Ma lo faccio perché in questo momento il mio futuro non è qui, non è nel futsal. Mio padre Corrado è ancora in forma ma è stanco e ha bisogno di me, non vado in ristorante per sostituirlo ma vado per aiutarlo ed alleggerirlo dei suoi tanti, troppi impegni.
Nella tua scelta ha influito anche qualche problemino fisico accusato in questa stagione?
Si, un pò si. In campo mi stavo divertendo sempre meno perchè raramente ero al top della forma. Non sono riuscito a rendere al massimo delle mie possibilità, con i tempi di recupero che si sono fatti sempre più lunghi. Poi il fatto di non riuscire più ad essere decisivo nei momenti caldi, nei quali mi piaceva prendere la responsabilità mi ha fatto riflettere. Che gusto c’è? Non avendo più il tiro “pesante” di una volta non cercavo più la conclusione a rete ma facevo sempre tirare chi in quel momento stava meglio di me.
Le tue doti da allenatore sono indiscusse, perchè non puntare solo su quel ruolo?
Sicuramente avrei potuto fare l’allenatore perché con il grosso bagaglio che mi porto dietro da tutti questi anni mi sarei tolto diverse soddisfazioni. D’altronde questi 6 anni sono stati pieni di successi e soddisfazioni: 3 primi posti e 2 secondi e nell’ultimo siamo arrivati in finale play-off, sfumata solo per una disattenzione negli ultimi secondi.
Ma devo dirti la verità, come allenatore una parte di me è morta il giorno in cui non ci hanno permesso di giocare la serie B con l’Ankon. Quella possibilità l’avevamo conquistata meritatamente sul campo in una stagione sportiva che mi ha dato tanto ed ero pronto a fare il salto di qualità anche come mister. Da lì, non ho avuto più quella fame che avevo prima.
Parliamoci chiaro, l’allenatore è un ruolo che mi toglie di più rispetto a quanto mi da. Selezionare, fare scelte, creare dispiaceri non facendo giocare ragazzi, che magari si impegnavano più degli altri negli allenamenti, mi disturba molto e non mi fa dormire sereno.
Anche quando vincevo e tutto andava bene incrociare poi lo sguardo di chi non avevo fatto giocare mi faceva male.
Che eredità lasci al P73? Con te sembra aver fatto il salto di qualità.
Vista la situazione ho proposto alla società e a Renato Giordano una soluzione che per me può essere quella giusta, ossia di fare una soluzione interna con Renato allenatore-giocatore.
Un grande ragazzo con i valori giusti, un leader con cui mi confrontavo spesso nei momenti caldi del match perché riusciva a mantenere una buona lucidità nei momenti importanti.
Rimarrò sempre legato a questa società dove ho avuto il piacere di conoscere persone speciali. Lascio un gruppo con cui mi sono tolto tante soddisfazioni.
Cosa non ti mancherà del calcio a 5 marchigiano?
Un’altra grossa delusione sono stati gli arbitri. Ti faccio l’esempio più recente: nell’ultima partita contro l’Audax ho visto un arbitraggio tutto tranne che limpido, pulito. Hanno rovinato un intero ambiente, creando disagi e tensione anche nel pubblico.
E poi non mi mancherà la stampa, la comunicazione. Ancora oggi la testata giornalistica principale marchigiana permette di lavorare a gente che scrive solo per interesse personale e basta. Altro esempio: l’unica squadra in serie C1 di Ancona conquista la finale play-off e non ho visto neanche mezza riga su nessun giornale. Mah!
Un tuo grande palcoscenico è stato sicuramente Piazza Pertini. Che ne pensi della difficile situazione che vive oggi?
Il mio “Pertini” quanti ricordi! Ti dico già lo scorso anno parlando con l’assessore mi diceva che si sarebbe potuto fare e anche quest’anno la stessa cosa. Ma la verità è che è diventato un torneo a scopo di lucro. Una volta il torneo era del popolo, con tante squadre e un premio alto. È un grosso peccato soprattutto per la città perché d’estate era l’unico posto di ritrovo e di interesse per tutti, anche per le persone a cui il calcio a 5 non interessa. Ci si incontra tra amici, una birra, una grigliata, un gelato. La piazza ora è morta.
E’ arrivato il momento dei ringraziamenti.
Ringrazio le persone cardine di questa società a partire dal presidente Manna. Con lui si è instaurato subito un gran feeling, mi ha sempre sostenuto facendomi lavorare sereno senza alcuna pressione, ho avuto modo di conoscere una persona pulita, un amico con cui farò sicuramente altre sciate. Poi ringrazio Bobo Marcelletti che mi ha permesso di fare questa bella esperienza di 2 anni. Ringrazio anche Momi Marchegiani che mi ha aiutato in questi anni riuscendo a farmi ricreare il nostro gruppo vincente. Ringrazio Andrea Bontempi che mi ha dato una mano in panchina, ragazzo con cui sono andato d’accordo e che spesso mi ha permesso di giocare sereno in campo. Ringrazio Carletti Stefano l’anima del settore giovanile con la sua passione sempre a disposizione della società. Poi, Marco, Idolo e Melis perché è anche grazie alle persone che stanno dietro le quinte che si ottengono successi. Infine, mio fratello Valerio che mi segue da quando è nato e che da 6 anni mi fa da addetto stampa.
Il mio futuro adesso è da un altra parte poi vedremo un giorno se questo bagaglio lo metterò a disposizione di qualche progetto ambizioso.